Naufragio

“Così tra questa immensità s’annega il pensier mio:

E il naufragar m’è dolce in questo mare.”

 

Ho pensato all’ anima, sudandola fredda per strada

quando mi sono uccisa, quando mi son dimenticata.

Ho pensato ai giorni che mi sono rimasti addosso….

Adesso come li sposto? è tutto qui ciò che posso.

Io, pensiero viandante, adéso forte al mio cuore

ancora è evidente il dolore, ancora sussulta l’amore.

Io pensiero costante, nel lastrico della mia bocca:

Ecco il mio sole trabocca, ecco scintilla e mi scotta.

 

Ho pensato all’anima, e l’ho raccolta per strada

non credo sia già tanto vuota, l’ho presa e l’ho accompagnata

tra i giardini silenti, delle mie grida più nude

dove ora stridono i denti e la paura mi scuote.

Vecchi pensieri sbiaditi, ora non me li ricordo

hanno formato un vessillo: carne che ora io mordo.

Dov’è finito il mio pane? cibo del mio caro Dio

Perché mi sporco di sangue? Perché non lascio il mio io?

 

E tu, sposa infantile, che fai fatica a lasciarmi

perché non vai in altre chiese? cos’altro hai da raccontarmi?

io sto cercando ogni giorno di attraversare la cruna,

spero che serva l’impegno, e non soltanto fortuna.

Quando svanisce il sostegno, che il giorno mi tiene la mano

lancio le stelle nel buio, cerco la mia luna invano.

astro nel cielo solerte, adorna di mille volti

chissà se il mio grido si sente, se i miei pensieri hai raccolti.

 

Ed io che di nuovo mi penso, rimetto le mani sul cuore

ora che tocco il mio vuoto, ora che accolgo il dolore.

vorrei qualcuno mi spieghi, come ritrovo l’amore

verso quell’anima sciapa, che ora porta il mio nome.

 

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